Passeggiando lungo un qualsiasi laghetto, ormai è abbastanza frequente incontrare questi animali, belli stesi al tiepido sole con gli occhi socchiusi. Che ci si sia rivolti a un negozio, oppure che si siano vinte dopo una serie fortunata al Luna Park, parleremo di tartarughe d’acqua dolce, normalmente presenti in più di un’abitazione.
Cosa mangiano le tartarughe d’acqua in natura
Le più diffuse e allevate sono tartarughe palustri americane della specie Trachemys scripta, come, ad esempio, quella “dalle orecchie rosse” (Trachemys scripta elegans). Fanno parte dei rettili inseriti tra le 100 specie più invasive al mondo, proprio per la loro adattabilità e, in particolare, voracità. Difatti, sono animali onnivori, quindi la loro “dieta” è molto varia:
- invertebrati (vermi, molluschi, crostacei, insetti etc)
- pesci
- anfibi
- rettili
- piante acquatiche
Si alimentano anche mediante neustofagia: nuotano sul pelo dell’acqua con la bocca aperta, in modo da ingerire con l’acqua delle particelle alimentari; poi chiudono la bocca ed espellono l’acqua attraverso le narici ingoiando il cibo rimasto nella bocca.
Riescono facilmente a spodestare le specie autoctone, come è accaduto alla specie Emys orbicularis (testuggine palustre europea); in virtù di questo fatto, vige l’obbligo della denuncia di possesso e l’abbandono può essere perseguibile penalmente.
Cosa mangiano le tartarughe d’acqua in (buona) cattività
Contrariamente a quello che si potrebbe pensare, questi animali, pur essendo robusti, hanno bisogno di varie accortezze al fine di non intaccare la nota longevità. Come per ogni altro animale domestico (tra cui le tartarughe di terra, con la loro alimentazione specifica), bisogna seguirne lo sviluppo anche in funzione dell’età, poiché le esigenze alimentari delle tartarughe d’acqua variano: da piccoline si possono nutrire tutti i giorni, per poi frapporre giorni di digiuno con l’aumentare degli anni.
Come detto precedentemente, sono animali onnivori, quindi è assolutamente da evitare una dieta monotematica: va integrata una quota “animale” e una quota “vegetale”, alternandole, in modo da ampliare la gamma a disposizione. Per orientarsi, bisogna attenersi alla domanda “Questo alimento lo troverebbe in natura?”: quindi, se pensavate di riciclare le crocchette del cane o del gatto, la risposta è come per la panna nella carbonara, un secco NO. Anche mangimi basati esclusivamente su gamberetti essiccati, che sono i prediletti, porta a sbilanciamento dal punto di vista nutritivo, soprattutto per quanto riguarda le vitamine. Lo stesso discorso vale per gli altri invertebrati come lombrichi, larve e cogeneri, buoni sì ma vanno integrati. Per dare “sostanza” si possono fornire pesci, molluschi e crostacei, sia freschi che correttamente congelati e decongelati, preferibilmente interi (tutto ciò per tutelare gli apporti nutritivi e non arrecare tossicità). Gli esemplari in giovane età mostrano una preferenza per la carne (zoofagia), anche se per questioni di digeribilità la carne rossa è sconsigliata. Ma per abituarli sin da subito e non far prendere loro brutti vizi, frutta e verdura sono alimenti che apportano importanti contributi vitaminici. Se ne possono dare di svariati tipi, stando sempre attenti alla digeribilità: dalla verdura a foglia (tarassaco, radicchio, cicoria) alla frutta più comune (mele, pere, fichi), o anche esotica (banana, mango, papaya).
Ovviamente, per non chiamare un catering ad ogni pasto, in commercio sono presenti alimenti sotto forma di mangimi, pellet e preparazioni apposite. Basta prestare attenzione al bilanciamento nutritivo, facendoli ruotare e alternare con gli alimenti freschi, che rimangono i raccomandati. In alternativa, esistono anche integratori ad hoc: sia per completare il piano alimentare, specialmente di vitamine, che per andare incontro a tipetti dai gusti difficili. L’osso di seppia (sì, quello dei pappagalli) è un’importante fonte di calcio, che permette il corretto sviluppo dei nostri rettili.
Sennò che succede?
I vari deficit e squilibri nutritivi, in primis vitaminici, portano a gravi conseguenze che possono condurre anche a morte prematura. Il calcio è fondamentale nella formazione di ossa e carapace, insieme alla vitamina D3. Anche la vitamina A è molto coinvolta: sia in eccesso (ipervitaminosi) dovuto a troppi integratori, che in difetto (ipovitaminosi). Cibi troppo grassi provocano steatosi epatica, oltre a difficoltà digestive.
Non è da sottovalutare anche l’environment, perché una corretta esposizione al sole (o in alternativa a lampade UV-B) è necessaria per favorire la digestione, la sintesi di vitamine D3 e la fissazione del calcio. Quindi l’allestimento di un grazioso acquaterrario (o terrario per le non acquatiche), nel caso stiano all’interno, è consigliabile non solo a fini estetici, ma poiché può essere anche molto funzionale per la salute dei nostri nuovi animali domestici.
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