L’anoressia maschile (detta anche visnoressia) è un disturbo alimentare di cui non si parla ancora a sufficienza. L’ideale comune percepisce (sbagliando) le malattie legate al cibo come riguardanti quasi esclusivamente il mondo femminile. Tuttavia, seppur statisticamente in numero inferiore, anche il genere maschile soffre di anoressia e gli uomini anoressici possono far parte di qualsiasi categoria e/o orientamento, sia esso gay, etero, cisgender, transgender o asessuale.
Le persone possono lottare con un disturbo alimentare, inclusa l’anoressia, in maniere differenti e non sempre questa “battaglia” è intuibile a colpo d’occhio. Non necessariamente bisogna essere “sottopeso” o apparire emaciati per soffrire di anoressia o entrare in un circuito d’aiuto.
Non è possibile determinare chi soffre di un disturbo alimentare basandosi esclusivamente sull’aspetto o sul peso della persona, poiché la patologia è principalmente mentale.
Non si può giudicare la sofferenza di una persona semplicemente guardandola. Il peso può essere una parte dei criteri per la diagnosi di anoressia, ma non significa che sia la parte più importante. Molti non cercano cure o aiuti proprio a causa di questo pregiudizio sui disturbi alimentari.
Cos’è l’anoressia maschile
L’anoressia, definibile anche come anoressia nervosa è un disturbo del comportamento alimentare che statisticamente tende a colpire maggiormente le donne, ma che non risparmia certamente il genere maschile. Si manifesta maggiormente nel periodo dell’adolescenza, intorno ai 15 anni, anche se l’età media di esordio della patologia sembra abbassarsi di anno in anno.
Gli uomini rappresentano meno del 10% di tutti i casi di anoressia, tuttavia non sembrano trasparire differenze per quanto riguarda la sintomatologia e la gravità della patologia, anche se, vista l’esigua presenza di uomini anoressici, non sono stati condotti numerosi studi specifici del genere sul disturbo.
Chi soffre di anoressia insegue l’ideale involontariamente distorto di un peso corporeo inferiore rispetto a quello che dovrebbe essere il suo peso ideale. Lo fa in maniera eccessiva, non rendendosi conto della sua reale condizione con tutte le relative complicazioni, anche molto gravi, sulla salute.
Il termine “anoressia” è per sua natura non calzante con le manifestazioni della patologia, poiché significa e indica “perdita di appetito”. In realtà chi soffre di anoressia possiede ancora l’appetito e la voglia di alimentarsi, ma rifiuta il cibo per non aumentare il proprio peso corporeo a causa di una visione ossessiva e distorta della propria immagine.
La paura di ingrassare e/o prendere peso diviene un pensiero ossessivo fino a divenire il fulcro della vita della persona anoressica, arrivando a raggiungere indicativamente un peso corporeo inferiore di oltre il 15% al peso raccomandabile (in base all’età e al sesso della persona) oppure un IMC (Indice di Massa Corporea) uguale o inferiore a 17 (consiste nel rapporto tra il peso in chilogrammi e il quadrato dell’altezza in metri). Minore è l’IMC della persona, maggiore sarà la gravità della condizione di anoressia.
Cosa porta gli uomini all’anoressia
I disturbi alimentari troppo spesso sono accompagnati da stereotipi imprecisi riguardanti chi ne soffre e il suo aspetto fisico. Questo molto spesso contribuisce a ritardare la consapevolezza del problema e l’eventuale ricerca d’aiuto. Come abbiamo già anticipato (ma “repetita iuvant”) anche l’idea comune che vede l’anoressia come una problematica prettamente femminile rappresenta uno stereotipo errato e rischioso da diffondere.
Un ruolo cruciale nello sviluppo maschile della patologia nei paesi occidentali è attribuibile alla cultura popolare e ai media, i quali sono soliti rappresentare i corpi maschili in maniera sempre attraente e desiderabile (ugualmente viene fatto con i corpi femminili), assuefacendo le persone all’ideale secondo cui un corpo maschile sano è anche muscoloso, magro e definito. Non è assolutamente da escludere che questa aspettativa irrealistica di sembrare modelli, atleti professionisti o sex symbol possa contribuire in modo significativo allo sviluppo dell’anoressia maschile e dei disturbi alimentari in generale.
Anche sentirsi esistenzialmente “persi” e percepire la propria vita come “fuori controllo” può portare a sviluppare disturbi alimentari, facendo percepire gli stessi come una forma di dominio sulla propria persona (es: “non mangio perché lo decido io e su questo nessuno può fare niente!”). Controllare l’assunzione di cibo dà un senso di controllo che altrimenti sarebbe carente nella vita di alcuni uomini. Diventa un modo per ridurre l’ansia, intorpidire le emozioni forti e persino vivere una sensazione di potenza.
L’anoressia e i disturbi alimentari in generale tendono a svilupparsi durante periodi di forte stress o durante periodi di grandi transizioni della vita. Divorzio, rottura di un rapporto affettivo, perdite familiari, un nuovo lavoro, una nuova scuola, trasferirsi e assumersi nuove responsabilità sono tutti momenti in cui possono la patologia può manifestarsi o intensificarsi. Lo “scopo” della malattia in questo caso è quello di sopprimere le emozioni o permettere di concentrarsi su qualcosa di più tangibile come il cibo e il peso, piuttosto che sull’incertezza di un evento della vita.
Recenti studi hanno rilevato che numerosi atleti soffrono di anoressia, o sono ad alto rischio di svilupparla, a causa delle enormi pressioni a cui sono sottoposti. Parrebbe esiste inoltre un collegamento tra abusi infantili e disturbi alimentari: una storia di abuso emotivo, fisico e/o sessuale può rappresentare un fattore estremamente rilevante. Anche il bullismo e le molestie nella prima infanzia sono cause piuttosto comuni. Il trauma è spesso il punto focale su cui lavorare nel tentativo di risollevarsi dal problema.
Gli uomini che soffrono di anoressia tendono ad avere livelli più elevati di tratti della personalità come: perfezionismo, preoccupazioni persistenti, pessimismo, attaccamento al rispetto delle regole e alti livelli di evitamento dei problemi.
Effetti dell’anoressia negli uomini
Non necessariamente gli uomini anoressici possono apparire come l’ideale comune ha sempre rappresentato chi soffre di anoressia, tuttavia sono individuabili alcuni segnali come:
- mal di testa, vertigini o svenimenti;
- frequente sensazione di freddo e/o brividi;
- alimentazione scarsa e/o restrittiva;
- fingere di mangiare o mentire sulla quantità di cibo assunto;
- fare esercizio fisico in modo ossessivo;
- parlare molto di cibo, peso e/o dieta;
- vomitare dopo i pasti;
- uso frequente di lassativi, steroidi, clisteri;
- eccessiva perdita di peso;
- ossessione per il peso e per l’aspetto;
- depressione;
- stanchezza e/o letargia;
- insonnia;
- asocialità.
Alcune manifestazioni mediche conseguenti all’anoressia possono essere:
- battito cardiaco irregolare;
- bassa pressione sanguigna;
- bassi livelli di potassio e magnesio nel corpo, con conseguenti problemi cardiaci;
- muscolo cardiaco debole e aumento del rischio di insufficienza cardiaca;
- osteoporosi o perdita di massa ossea, con conseguente fragilità delle ossa;
- problemi gastrointestinali, come costipazione, mal di stomaco e ulcere;
- problemi ai reni e al fegato;
- disidratazione;
- anemia.
Purtroppo, se non trattata, l’anoressia può portare alla morte.
Gli uomini anoressici possono combattere l’anoressia?
Non esiste un unico trattamento valido per tutti. Ogni persona deve avere un piano terapeutico personalizzato per risultare efficace. Alcuni studi suggeriscono che il rischio di mortalità per gli uomini anoressici sia più elevato rispetto al genere femminile: ciò rende un intervento precoce più importante che mai.
È importante adottare un approccio sensibile al genere di appartenenza del malato, con relativo riconoscimento delle diverse esigenze e dinamiche per i maschi. Uomini e ragazzi possono sentirsi fuori luogo durante la terapia nel caso si ritrovino prevalentemente circondati da donne perciò, quando possibile, sarebbe suggeribile un ambiente di trattamento esclusivamente maschile.
Uomini e ragazzi con anoressia nervosa di solito tendono a mostrare bassi livelli di testosterone e vitamina D, di conseguenza hanno un alto rischio di osteopenia e osteoporosi. L’integrazione di testosterone è spesso raccomandata e viene altresì consigliato di collaborare con un team di professionisti specializzati nei disturbi alimentari.
È comune ritrovare nel team di specialisti un terapista autorizzato, un dietista, un medico e talvolta uno psichiatra e un professionista della preparazione fisica. Un trattamento efficace può spesso richiedere 1 anno o più e può includere un programma di trattamento ospedaliero per la stabilizzazione medica e un livello di supporto più elevato.
Esistono anche programmi ambulatoriali intensivi che possono essere di supporto e utili nel recupero precoce. È comune partecipare a uno di questi programmi dopo un ricovero ospedaliero o se la terapia individuale settimanale non è sufficiente. Alcuni programmi hanno gruppi di supporto per i disturbi alimentari guidati da professionisti autorizzati. La guarigione è possibile, l’importante è non affrontare il problema da soli e chiedere immediatamente aiuto a professionisti o comunque confidarsi con amici e parenti.
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