Paura di non essere connessi e ansia da separazione

Nuove fobie sociali 2.0: Intervista a Giuseppe Lavenia, psicologo e psicoterapeuta, autore del libro “Le dipendenze tecnologiche”

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    Le tecnologie informatiche digitali sono in grado di acutizzare diverse forme di ossessioni umane: una di queste si chiama nomofobia, un neologismo composto dalle espressioni “no mobile phone” e “fobia”. Questo disturbo si collega alla paura patologica di rimanere fuori dalla connessione mobile, di essere separati ad esempio dal proprio smartphone e di non poterlo utilizzare. Da un’indagine è emerso che il 53% dei partecipanti ha detto di provare una sensazione di ansia quando la batteria del telefono o il credito si scaricano, quando non c’è copertura di rete o quando non trovano il cellulare.

    Dipendenza da Internet: cosa nasconde

    «Come ogni dipendenza, anche questa nasconde altro» afferma lo psicologo Giuseppe Lavenia «soddisfa un bisogno di sicurezza, per i genitori che danno lo smartphone al proprio figlio troppo presto, o un bisogno di avere maggiori informazioni su un dato evento, come il coronavirus adesso. Il problema di questo sovraccarico cognitivo è il successivo stato di panico, così non abbiamo la giusta lucidità e siamo molto distratti, quindi non presenti.»

    Anche Manfred Spitzer, neuropsichiatra tedesco autore del libro “Solitudine digitale”, dice che la vita digitalizzata sta nuocendo alla nostra convivenza sociale: i contatti umani mantenuti attraverso altoparlanti e schermi non possono sostituire il contatto reale con le persone, perché sono escluse tutte le esperienze sensoriali dirette. Impiegare in maniera ragionevole le tecnologie informatiche digitali sarebbe auspicabile, ma spesso i più giovani sostituiscono le relazioni sociali con quelle digitali, causando danni irreparabili.

    Soggetti a rischio dipendenza

    «I bambini e gli adolescenti sono più in pericolo in questa situazione» spiega lo psicoterapeuta Lavenia «noi adulti siamo i portatori di memoria, abbiamo una conoscenza della comunicazione vis-à-vis, per questo siamo importanti, siamo testimoni e dobbiamo raccontare e far conoscere un modo diverso di approcciarsi alla comunicazione: bisogna lavorare insieme per una consapevolezza digitale e una educazione civica digitale, mettendo delle piccole regole condivise e soprattutto portando l’esempio in prima persona, quindi sicuramente utilizzando meno gli smartphone in presenza dei bambini.» 

    Un altro fenomeno da rilevare correlato alla iperconnessione genitoriale è lo Sharenting cioè quando un genitore posta in maniera compulsiva la vita dei figli, con un conseguente uso eccessivo dei social media, per condividere dettagli e attività dei loro bambini.

    I possibili sintomi della nomofobia

    Un caso di iperconnessione, descritto nel libro “Irresistibili schermi” di Elena Pasquinelli, parla di una donna casalinga di 43 anni, che dopo aver scoperto le chat room ha cominciato a passarci anche 60 ore alla settimana, con picchi di 14 ore consecutive al giorno, trascurando relazioni sociali e incombenze di lavoro. Infatti, tra i fenomeni più spesso osservati dagli utenti internet con dipendenza c’è la distorsione temporale, cioè una percezione distorta del tempo. A differenza di una rivista che ha un sommario o di un dvd che ha una durata definita, Internet non ha alcuna organizzazione temporale delimitata. Purtroppo il tempo e l’energia investite nella rete sottrae tempo ed energia alle amicizia vere, alla famiglia, al lavoro e al sonno. 

    La dipendenza da Internet da questo punto di vista rappresenta una fuga dai problemi quotidiani e le caratteristiche che definiscono il disturbo sono state classificate in:

    1. sentirsi ansioso o nervoso al pensiero di perdere il proprio smartphone
    2. usare spesso e passare molto tempo sul dispositivo mobile e portare con sè sempre un caricatore
    3. controllare spesso se si sono ricevuti messaggi o chiamate con ansia da suoneria o da vibrazione
    4. tenere il cellulare acceso giorno e notte e tenerlo vicino al cuscino quando si dorme
    5. interagire poco in relazioni vis-à-vis con altre persone e preferire quelle mediate dalle nuove tecnologie
    6. indebitarsi per l’acquisto o l’utilizzo di smartphone o altri dispositivi mobili

    Spesso l’ansia associata a tale disturbo può emergere anche con la sensazione di sentire inesistenti toni di avviso o squilli fantasma di cellulare.

    Sono state rilevate due modalità patologiche prevalenti associate a due fasi:

    • Nella prima fase di Osservazione e Ricerca si sviluppa una disfunzione specifica, riconosciuta come Webcompulsione, legata a un’applicazione abusata dalla quale si risulta dipendenti
    • Nello step successivo si ha la fase Relazionale-Comunicativa, in cui si manifestano modalità patologiche di tipo multidimensionale. In questa fase il tempo speso su internet è spropositato, senza uno scopo preciso e alla ricerca continua della relazione sociale, attraverso, forum, chat, instant messaging, e-mail, ecc.

    Vista l’importanza della tematica dal 2018 è stata istituita la Giornata mondiale della S-connessione con l’hashtag #SconnessiDay che cade il 22 febbraio, promosso in collaborazione con Consulcesi Club, un network internazionale a tutela della formazione dei medici italiani.

    Consigli anti-dipendenza da internet

    «Per provare a uscire da questa dipendenza sicuramente possiamo darci delle regole condivise» conclude Lavenia, autore anche del recente libro “Mio figlio non riesce a stare senza smartphone” «fare attività di digital detox, tipo non utilizzare lo smartphone per un giorno alla settimana e riattivare la noia, questa sconosciuta, e la frustrazione, perchè aiutano a crescere e bisogna che i giovani le imparino a gestire, per una crescita più sana, senza ulteriori dipendenze future, ancora più pericolose.»

    Per contrastare la dipendenza da internet alcune tecniche possono essere:

    • Coltivare un’attività alternativa che renda più divertente la vita reale
    • Stabilire un’attività in cui impegnarsi, luoghi dove recarsi fisicamente o persone da incontrare, che in gergo si chiamano “fermi esterni”
    • Stabilire anticipatamente il tempo destinato alla rete, con programmazione settimanale.

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