Sintomi influenzali e temperature altalenanti sono da sempre fattori coesistenti con i cambi di stagione e dei quali difficilmente ci si può sorprendere. Tuttavia, in un anno come il 2020, tutto viene rimesso in discussione e uno starnuto da influenza che fino a un anno fa avrebbe suscitato un semplice “salute” di cortesia, adesso è in grado di scatenare preoccupazioni e diffidenza su più livelli.
Le persone hanno mutato, anche radicalmente, quelle che fino a pochi mesi fa erano le loro abitudini, ritualità quotidiane e attitudini sociali. Una sensazione di insicurezza crescente è frequentemente causata dall’enorme mole di informazioni in contrasto tra loro riguardanti l’evoluzione dell’emergenza coronavirus che ha portato ognuno di noi ad avere reazioni e opinioni differenti sulla questione.
– Per tale ragione abbiamo creato un articolo in aggiornamento continuo sul COVID19, un luogo virtuale in cui raccogliere tutte le ultime novità rilasciate solo da fonti autorevoli. –
Ma come capire al meglio cosa provano le persone? Come arrivare a comprendere le motivazioni che le spingono ad agire, a temere o a schierarsi? Semplicemente scendendo in strada e chiedendo! Ecco il motivo che ci ha spronato a prendere una telecamera, un microfono e “armarci” di mascherina per chiedere (mantenendo le dovute distanze fisiche) com’è cambiato il rapporto tra le persone in un periodo come questo, dove i sintomi influenzali e del Covid19 (ma non solo) possono talvolta sovrapporsi. La nostra inchiesta video ruota intorno a una semplice domanda:
Come viene vissuto un colpo di tosse nel 2020?
“Mi veniva da tossire al pensiero di non poter tossire”
Non vorresti tossire perché la situazione non lo richiede, ma nel momento esatto in cui ne diventi consapevole lo stimolo diventa così forte da rendersi incontenibile. E così finisci per tossire, avere gli occhi di tutte le persone presenti puntati su di te e sentirti improvvisamente colpevole di un “reato” che non hai mai commesso. La prima cosa che vorresti dire, per rassicurare la folla, è: “tranquilli, è solamente un colpo di tosse, non ho niente di serio”, ma subito realizzi che nessuno ti crederebbe e che tale affermazione probabilmente produrrebbe paradossalmente l’effetto contrario.
Ti è capitato almeno una volta? Visto il periodo ci sono maggiori probabilità di avere a che fare con tale fenomeno, fenomeno indicabile con vari nomi, come: tosse nervosa, tosse psicogena o tosse somatica. Rappresenta un tipo di tosse la cui eziologia è scollegata da qualsiasi patologia medica e problematica fisica, ma deve la sua espressione somatica a fattori emotivi e psicologici. In situazioni emotivamente forti o durante carichi di stress considerevoli ci si può ritrovare a manifestare tosse secca e, talvolta, dalla potenza notevole (complice anche la secchezza alla gola provocata dall’indossare la mascherina per tempi prolungati). Inoltre non è raro confonderla con la tosse abitudinaria, la quale si manifesta come una sorta di tic.
“Non si riesce a capire se è influenza o Covid!”
L’aspetto che intimorisce maggiormente i più è rappresentato sicuramente dall’impossibilità, nella maggior parte dei casi, di distinguere la tosse o qualsiasi altro sintomo influenzale dalla sintomatologia tipica del Covid19. Ed effettivamente è proprio così! Dolori muscolari o articolari, naso che cola, congestione e secrezioni nasali, mal di gola, sono tutti sintomi riscontrabili sia in caso di raffreddamento sia in caso di Covid19.
Oltre a ciò è da non sottovalutare la consapevolezza generale riguardante l’esistenza di soggetti asintomatici. Infatti nessuno di noi vorrebbe mai essere un inconsapevole veicolo del virus e per non esserlo basterebbe un ligio rispetto delle regole di protezione e di distanziamento finalizzati a evitare contagi involontari.
Umanità a discapito della salute o salute a discapito dell’umanità?
La questione è sicuramente singolare e desta non poche preoccupazioni a riguardo. Allontanarci fisicamente dai nostri simili ci spingerà in qualche maniera a distanziarci anche a livello emotivo? Quando l’agire secondo il tanto rammentato “buon senso” inizia a entrare in contrasto con l’empatia e la spinta ad assistere un altro essere umano?
Ispirandosi a quello che nella filosofia politica di Carl Schmitt viene definito come “stato d’eccezione” si potrebbe dire che in questo frangente storico, trovandosi l’umanità in una situazione fuori dal comune, si possono attuare condotte anche “condannabili” in altri frangenti, ma necessarie, visti i bisogni del momento. Potrebbe diventare la regola (momentanea) il dover accettare che il miglior modo di essere umani (attualmente) è attuare condotte che ci sembrerebbero meno corrette del solito, vista la necessità del momento. Ma fino a che punto?
In questo frangente rispettare le regole non ci renderà persone peggiori. Attualmente non possiamo prevedere come evolverà la situazione, ma dobbiamo limitarci a seguire le direttive dettate dall’OMS, ascoltare ciò che dicono medici e fonti autorevoli, rispettare chi abbiamo vicino e, se non è chiedere troppo, cercare di comprendere il concetto di “stato d’eccezione” per provare a sconfiggere quel senso di colpa che ci spingerebbe ad agire secondo morale comune, ma che in un anno in cui di comune non c’è niente dobbiamo ripensare e rimodulare verso un concetto di essere umano differente, forse meno individualista e più concentrato sulla collettività.
Lascia il tuo commento