Manca poco al fischio d’inizio. Dopo l’emergenza Coronavirus, la Lega Serie A ha ufficializzato la ripresa del campionato con un calendario che partirà il 20 giugno, dopo l’ok al protocollo delle partite da parte del Comitato Tecnico Scientifico.
Si torna in campo, dopo tre mesi dall’ultima gara prima del lockdown, ma con regole nuove, specificate in un protocollo di 40 pagine che il ministro dello Sport Spadafora ha inviato alla Figc. Noi di A Good Magazine abbiamo chiesto al dottor Niccolò Gori, medico dello sport, di spiegarci punto per punto, quali saranno le norme del calcio per la ‘Fase 3’.
Dottore, quali sono i controlli a cui i giocatori dovranno sottoporsi?
Il sistema di monitoraggio dei giocatori prevede test sierologici e tamponi, già iniziati con i primi allenamenti. Le prove devono essere effettuate più volte e ripetute con una certa cadenza per evitare il falso negativo e il periodo di incubazione in cui il virus può non essere visibile. A sottoporsi alle analisi sia gli atleti che lo staff.
E come funziona per gli allenamenti?
Gli allenamenti individuali sono cominciati a inizio maggio nel rispetto dei protocolli di sicurezza. Dopo un arrivo scaglionato, i ragazzi sono stati divisi in piccoli gruppi (sempre con le stesse persone) e divisi per orario. Il lavoro iniziale è stato prevalentemente atletico o individuale con il pallone al piede per riprendere il contatto. Poi, dopo qualche settimana, è iniziato l’allenamento collettivo: i giocatori non sono in clausura e quindi devono essere sottoposti a test ripetuti. C’è un controllo continuo e tutto questo ha dei costi notevoli.
Le partite si giocheranno a porte chiuse: chi può entrare nello stadio?
Nessuno spettatore, almeno per il momento. I giocatori della squadra dovranno arrivare allo stadio con i propri mezzi, mentre quelli della squadra in trasferta useranno due pullman per garantire il massimo del distanziamento. Una volta arrivati ci saranno due percorsi distanziati per ciascun club.
Il numero massimo di persone che possono entrare nella zona stadio è di 300 tra calciatori, staff, match analyst, arbitri, servizio medico e di assistenza, addetti alla pulizia e alla sicurezza, dirigenti e giornalisti. Tutti dovranno firmare un’autocertificazione per dichiarare di non aver avuto sintomi del Covid e ci sarà l’obbligo di indossare la mascherina (non per gli atleti durante la partita). Le interviste saranno effettuate a distanza, in collegamento dallo studio.
Visto che la situazione Coronavirus sta andando a migliorare, c’è già la proposta di far tornare i tifosi allo stadio in modo contingentato. L’ipotesi è a partire dal mese di luglio, ma ancora non c’è niente di certo in programma. Anche se le porte dovessero riaprire si parla comunque di una presenza di tifosi che si aggira intorno al 20 per cento.
Cosa succede se un giocatore risulta positivo al test?
In un primo momento era stato deciso che, nel caso di un giocatore o un membro dello staff positivo, tutti gli altri componenti della squadra dovevano essere sottoposti a isolamento fiduciario presso una struttura concordata sotto il controllo continuo del Medico Sociale e sottoposti al tampone ogni 48 ore per 2 settimane, oltre a esami sierologici da effettuarsi la prima volta dall’accertata positività e da ripetersi dopo dieci giorni. Nessun componente avrebbe potuto avere contatti esterni, pur consentendo al gruppo isolato di proseguire gli allenamenti.
L’ultima novità invece è arrivata nelle ultime ore: il giocatore positivo verrà isolato, ma gli altri potranno continuare a giocare e allenarsi sotto stretto controllo medico con test ogni 48 ore, quindi la squadra di appartenenza potrà continuare a disputare le partite.
Quali sono le regole per gli spogliatoi? Possiamo dire addio al cerimoniale?
Tutti gli spazi saranno sanificati e usati dal gruppo ristretto. Vietate le strette di mano e anche la presenza dei bambini ad accompagnare la squadra a bordo campo. No all’uso comune delle borracce. Regole anche per i giocatori in panchina che dovranno sedersi distanziati (sarà possibile sfruttare anche la tribuna per garantire maggiore distanziamento). Lo spogliatoio degli arbitri sarà off limits e non può essere infranto il metro e mezzo di distanza per protestare.
Da medico dello sport, cosa ne pensa della ripresa dell’attività sportiva dopo il lungo periodo di fermo? C’è la possibilità che questo comporti un maggior rischio di infortuni? Se sì, a quali rischi vanno incontro i calciatori?
Sicuramente dopo un periodo di stop prolungato il rischio infortunio è notevolmente maggiore, nonostante gli atleti siano professionisti e abbiano continuato ad allenarsi in modo ‘casalingo’. Lo sport professionistico è caratterizzato dalla specializzazione in gesti sport-specifici che non è stato possibile allenare in quarantena.
Per fare un esempio un conto è correre su un tapis-roulant, un altro è correre su un campo e deviare continuamente direzione con stop improvvisi per seguire il rimbalzo del pallone.
Di fatto, il momento attuale è paragonabile alla ripresa della preparazione estiva dopo le vacanze, con la differenza che le vacanze durano solo 4 settimane e che la ripresa delle partite ufficiali è più graduale, mentre in questo periodo gli atleti giocheranno partite vere ogni tre giorni.
Lo specialista
Il Dottor Niccolò Gori si è laureato in Medicina e Chirurgia presso l’Università degli Studi di Firenze. Successivamente ha conseguito la specializzazione, sempre presso lo stesso ateneo, in Medicina dello Sport. Dal 2012 lavora con numerose società sportive, collabora con la Federazione Italiana Rugby di cui è attualmente responsabile medico della nazionale maggiore e con la Federazione Ciclistica Italiana come medico addetto alle squadre nazionali.
Lascia il tuo commento