Quando ormai tre mesi fa le sale cinematografiche dovettero ridurre i posti in sala, distanziando anche gli spettatori fra di loro, era evidente che di lì a breve sarebbe successo qualcosa di ancora più drastico. Nel giro di pochi giorni tutti i cinema, piccoli e grandi, d’Italia sono stati chiusi. Gli spettatori, orfani del grande schermo, sono stati costretti ad alimentarsi esclusivamente con i prodotti delle piattaforme di streaming video, che immagino siano state ben contente di ciò.
Oggi che la tempesta perfetta chiamata coronavirus sembra essersi placata (ma guai ad abbassare la guardia), così come le produzioni cinematografiche, anche le sale dal 15 giugno possono riprendere la loro attività.
Tra protocolli sanitari da rispettare e la mancanza di nuovi titoli da proiettare la ripartenza, però, non è semplice.
Per farmi un’idea ho fatto due cose. Lunedì 15 giugno sono andato al multiplex Uci Cinema di Campi Bisenzio (PO), una delle poche realtà sul territorio nazionale che hanno deciso di riaprire dal primo giorno disponibile; mercoledì 17 ho intervistato Simona Salustro, Vicepresidente Giovani Imprenditori di Confcommercio e titolare di tre multisala (a Ferrara, Comacchio e Cento) con la sua Cinepark. Lei, al contrario di Uci, ha deciso di tenere chiuse le sue strutture, in attesa della ripresa della tradizionale stagione cinematografica a fine agosto/inizio settembre.
Ripartire con il coronavirus
‘Stasera vado al cinema.’. Quante volte abbiamo ripetuto questa frase in vita nostra?
Farlo dopo mesi di isolamento forzato e di grandi schermi spenti devo ammettere che fa strano.
‘Finalmente’, penso, ‘si riparte davvero’ .
La sala aperta più vicina a casa mia dista 38 km (l’Uci di Campi Bisenzio, appunto), scelgo il film da vedere (l’acclamato ‘I Miserabili’ di Ladj Ly), mi armo di macchina, di pazienza e parto. Giunto a destinazione non mi stupisco nemmeno che nel parcheggio del cinema non ci siano molte auto.
‘È normale’, mi ripeto, ‘è pur sempre lunedì sera’.
Le (nuove) regole del cinema
Tornare al cinema ai tempi del coronavirus non è però del tutto normale. E le sale cinematografiche, così come le altre attività commerciali, devono seguire un protocollo di linee guida ben precise:
- i clienti (italiani e non) devono avere a disposizione un’adeguata informazione sulle misure di prevenzione, sia attraverso segnaletica su carta che con strumenti audio/video e/o direttamente dal personale
- gli spazi devono essere organizzati in modo da garantire il distanziamento, creando dove possibile doppie corsie che dividano gli ingressi dalle uscite
- conviventi o appartenenti allo stesso nucleo familiare non sono tenuti all’obbligo del distanziamento interpersonale
- è consigliato di privilegiare, dove possibile, la prenotazione online ed è obbligo mantenere un elenco delle presenze per un periodo di 30 giorni, nel rispetto delle normative sulla privacy
- va misurata la temperatura corporea di clienti (impedendo l’ingresso se superiore a 37,5 °C), così come del personale
- le postazioni (biglietterie, bar, etc.) devono essere dotate di barriere fisiche e deve essere favorito il pagamento elettronico
- vanno resi disponibili prodotti igienici per clienti e personale in più punti della struttura
- va garantita la distanza minima di 1 metro tra uno spettatore e l’altro, tranne per nuclei familiari, conviventi o persone non soggette al distanziamento interpersonale
- il personale deve utilizzare idonei dispositivi di protezione negli spazi condivisi e a contatto con il pubblico
- gli spettatori devono indossare la mascherina fino al raggiungimento del posto in sala. I bambini sotto i sei anni e chi ha particolari disabilità (incompatibili con l’uso delle mascherine) sono esentati dall’utilizzo.
- gli ambienti devono essere costantemente sanificati e deve essere favorito un ricambio d’aria negli ambienti interni
Regole che ci porteremo avanti ancora per qualche tempo, a oggi indefinito.
Ma dicevo, era lunedì sera ed ero appena arrivato al cinema…
Il cinema in sala
La prima sensazione strana la provo una volta sceso di macchina. L’ampio atrio del cinema è completamente deserto. Non vedo cassieri e nemmeno l’ombra di una fila; l’unico essere umano che mi viene incontro è un addetto armato dell’ormai tradizionale termometro digitale per misurarmi la febbre.
Sono ok e posso passare alla fase due: fare il biglietto. Mi viene indicata una macchinetta posta in un angolo, dove ad attendermi c’è un altro impiegato che mi assiste nella fase di scelta del film, del posto e nel pagamento, fino all’emissione del biglietto.
Particolarità. Nell’operazione di acquisto io mi limito, fisicamente, a strappare il titolo di ingresso dalla macchinetta una volta emesso e ovviamente a pagare (scelgo la carta e uso il contactless); il resto delle operazioni (la scelta del film, dell’orario, del posto) sono dettate dalle mie indicazioni ma non eseguite da me, così da evitarmi il più possibile il contatto.
Arrivato nel grande salone, che anticipa l’ingresso alle sale, regna un silenzio agghiacciante. Il bar è chiuso, così come tutti i distributori automatici, e l’unico modo di farsi servire qualcosa da bere e da mangiare è andare ad un unico bancone aperto, dove due persone vendono solo prodotti già confezionati. Sono le regole, baby. Prendo una coca in bottiglia, mi faccio controllare la validità del biglietto da una maschera che si protegge con una visiera di plastica ed entro in sala. Siamo appena in nove e una volta tolta la mascherina ci si dimentica della situazione.
‘Non sempre’, penso, ‘sarà così semplice’, perché immagino già quando (già, quando?) ci saranno decine di persone. ‘Tutto’, deduco, ‘sarà molto rallentato’.
C’è chi non riapre
Quando chiamo Simona Salustro c’è un temporale in corso e la pioggia cade in maniera incessante. È il tempo ideale per un esercente, a patto che abbia il cinema aperto.
‘Noi con le nostre sale rimarremo chiusi, perché mancano le produzioni’, mi dice subito per mettere le cose in chiaro, ‘Sia Wonder Woman che Tenet, due titoli molto attesi, che dovevano uscire in estate, qua in Italia, sono stati rinviati’.
Il problema è sostanzialmente questo, mi spiega. La battaglia delle associazioni di categoria è stata vinta e ‘il dialogo con il Ministro Franceschini è stato molto buono’. Le richieste sono state tutte accolte ma la questione legata alla mancanza di nuovi titoli da proiettare vanifica di fatto l’intesa trovata.
Per Simona, così come altre realtà, la ripartenza passerà dal cinema all’aperto. ‘Dal 29 giugno partiremo con l’arena estiva a Cento (Ferrara), la cui programmazione accompagnerà gli spettatori lungo i mesi estivi.’ Le regole saranno quelle del distanziamento sociale di almeno un metro, mentre la mascherina non servirà una volta seduti al proprio posto, ovviamente numerato e lontano dagli altri (a meno che non siano congiunti).
‘C’è ancora un po’ di paura secondo lei fra gli spettatori?’, chiedo a Simona prima di salutarci.
‘Beh, sì, certamente ma c’è anche tanta voglia di tornare in sala.’.
A sognare con gli occhi aperti, mentre si spengono le luci.
Lascia il tuo commento