Riordina la tua vita con il metodo Marie Kondo

Mettiamo in ordine le idee e facciamo spazio a progetti futuri

Riordinare

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    Viste le restrizioni anti-covid che si sono succedute durante gli ultimi mesi, di occasioni per riordinare la casa ne abbiamo avute. Anche il periodo delle feste natalizie, fra coprifuoco, zone rosse e arancioni, sarà decisamente più solitario e sedentario del solito, ma ci darà modo di riorganizzare armadi e cassetti per liberarci del superfluo e mettere a fuoco le nostre aspettative sul futuro. Tutti (o quasi) abbiamo sentito parlare di decluttering, ma siamo sicuri di come metterlo in pratica per trarre il massimo beneficio? Marie Kondo è la risposta: guru del riordino e personaggio di fama internazionale. In questo articolo vi accompagno per mano in un excursus sui vantaggi del suo metodo collaudato in relazione alla nostra psiche.

    Il metodo Marie Kondo

    Oggetto della serie targata Netflix Facciamo ordine con Marie Kondo e tema principale del bestseller Il magico potere del riordino, il metodo Konmari ha fatto breccia nei cuori degli amanti della pulizia, ma ha anche educato i più disordinati a una filosofia di vita che ci permette di dare valore a ogni oggetto che custodiamo in casa da tempo.

    Come ogni metodo che si rispetti, anche quello dell’esperta giapponese ha delle regole ben precise. La prima richiede di prendersi una giornata intera da dedicare a questo ambizioso progetto: per riordinare come si deve è fondamentale avere una visione d’insieme che inevitabilmente si perde se dopo qualche ora accantoniamo l’attività e passiamo ad altro. La seconda, vuole che si pensi a come vorremmo sentirci una volta terminato il riordino e che tipo di persona vorremmo diventare.

    Solo dopo questa presa di coscienza si può iniziare a procedere per categoria di oggetti e non per stanza. Questo, l’ordine da rispettare: vestiti, libri, documenti e ‘komono’, ovvero miscellanea. Per Marie, ogni cosa o cianfrusaglia è ascrivibile a una macro categoria, a una categoria e a una sotto categoria e il modo più pratico per capire in che modo smistare gli oggetti è buttarli tutti sul pavimento e passarli in rassegna uno a uno per deciderne le sorti: tenere o eliminare? Anche il metodo di piegatura è importante. Prendersi cura dei vestiti e di tutti gli oggetti che utilizziamo quotidianamente o con una certa frequenza è un buon modo per esprimere la nostra gratitudine verso di loro, essere soddisfatti di averli acquistati ed essere più felici. Sì, perché è di felicità che stiamo parlando.

    Effetti positivi sulla psiche: Does it spark joy?

    Evidentemente riordinare le proprie cose aiuta a vivere in un ambiente salubre e in modo più organizzato, ma per quale motivo dovrebbe renderci più felici? I dettami della Kondo si fondano su una domanda cruciale: does it spark joy? – mi dà gioia? -. Ecco che, accanto all’utilità dell’oggetto viene valutata la sua capacità di sprigionare sensazioni positive. Sono solo queste le cose da conservare. Come recita il suo diktat, soltanto accantonando ciò che associamo a rimorsi, preoccupazioni e momenti dolorosi è possibile voltare pagina e cogliere nuove occasioni.

    Il metodo Konmari può sembrare brutale, ma è proprio nella sua richiesta di distaccamento e disciplina che esprime tutta la sua efficacia. Salutiamo quindi quel paio di scarpe scomode che non porteremo mai dal calzolaio per una nuova fodera; doniamo ad amici e parenti quel set di bicchieri artistici che non metteremo mai in tavola (nemmeno per le cene con i radical chic); gettiamo nel sacco della carta tutti i biglietti da visita e le brochure che intasano i cassetti della scrivania (tanto su Instagram e Facebook ritroviamo tutto). Anche gli oggetti che ci ricordano momenti importanti della nostra vita, per la Kondo, vanno abbandonati, a meno che non ci strappino ancora un sorriso.

    L’ordine dello spazio fisico dove passiamo le nostre giornate diventa ordine della nostra mente e devo ammettere che non fatico a crederlo. Sono la prima a ricorrere, di tanto in tanto, a intere giornate dedicate al decluttering per sentirmi in pace con me stessa e tenermi impegnata in qualcosa di manuale. Anche Lodovica Perina, psicologa clinica che mi supporta nell’analisi della tematica, sottolinea l’effetto benefico di quest’attività: “riordinare gli armadi e i cassetti è un momento prezioso che possiamo prenderci per rallentare, ascoltarci e farci una coccola. Ciò non deve tuttavia trasformarsi in un ordine ossessivo e in un eccessivo controllo che ogni cosa sia al suo posto. Quindi, no alle estremizzazioni, sì ai piccoli spazi per se stessi”. E questo mi porta a dire due parole sul disturbo ossessivo compulsivo.

    La mania del controllo

    Per chi soffre del disturbo ossessivo compulsivo, l’ordine rappresenta l’unico strumento per riuscire a tenere sotto controllo la propria vita, le proprie emozioni e le relazioni sociali. In questo caso, quando il rigido sistema di riordino prestabilito non viene rispettato, il soggetto vive un’ansia tale da farlo ricominciare da capo nel suo intento di riorganizzare tutto in base al proprio schema mentale.

    Il DOC è una patologia da non sottovalutare. La mania del controllo manifestata attraverso un ordine ossessivo può rivelarsi una vera prigione in cui si cerca rifugio, per lunghi lassi di tempo, a causa dell’incapacità di affrontare la realtà, così com’è e in tutta la sua imprevedibilità. Il disturbo ossessivo compulsivo, quindi è (molto) più del mero apprezzamento dell’ordine: è un malfunzionamento dei circuiti cerebrali che può provocare una varietà di sintomi.

    Regola d’oro: dona, ricicla o vendi

    Il 2020 finirà inevitabilmente sui libri di storia, di economia, di medicina e di psicologia come una parentesi tremendamente dolorosa, ma ci ha sicuramente insegnato a dare il giusto valore alle cose, a condividere e a non sprecare. Ecco perché gettare è l’ultimo dei verbi a cui pensare quando si mette in atto una rivoluzione in casa propria. Depop, Vestiaire Collective e Marketplace sono solo alcune delle piattaforme più quotate per rivendere vestiti, accessori, mobili e altri oggetti ad amanti del vintage e dell’antiquariato; Junker, invece, è una pratica app che indica i punti di raccolta dei vestiti usati più vicini alla propria abitazione per permetterci di donarli a chi ne ha più bisogno.

    In più, Pinterest e YouTube sono una fonte inesauribile di idee per calarci nei panni di veri artigiani e riutilizzare le nostre vecchie cose per dare vita a creazioni homemade (e antistress) che non hanno niente da invidiare ai pezzi unici che troviamo nei negozi e sui cataloghi online. Rimbocchiamoci le maniche e impariamo a dare una seconda vita alle cose che, così come sono, non ci rendono più felici.

    P.S. Quando trascorri molto tempo in uno spazio chiuso, soprattutto in tempi di Covid, non dimenticare di arieggiare regolarmente le stanze per purificare l’ambiente e diminuire la concentrazione di virus e particelle aerosoliche nell’aria.

    Fonti

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