Vino naturale. ‘Un bicchiere mi ha cambiato la vita’

Alice Gruni e il suo incontro con il vino naturale. Dal primo assaggio alla nascita di Save The Grape

Vino Naturale

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    Il vino è un piacere che molti di noi non si vogliono negare durante una serata al ristorante o in occasione di un semplice pasto casalingo. Se è importante sapere quanto berne e quali sono i suoi benefici, è altrettanto interessante andare all’essenza dell’attività vinicola, addentrandoci nel mondo dei vini naturali. Gustoso (il vino naturale ha un sapore unico legato al vigneto di provenienza), salutare (per l’assenza di sostanze inquinanti) e con un ottimo rapporto qualità-prezzo, il vino naturale “nasce” in epoca contemporanea, negli anni ‘70, grazie ai vignaioli Marcel Lapierre, Max Breton, Jean Follard e Jean Thévenet, ispirati a proseguire la vinificazione senza additivi di Jules Chauvet, per poi arrivare in Italia negli anni ‘80 con Josko Gravner.

    Un vino in grado di cambiare letteralmente la vita, come è successo ad Alice Gruni, italiana da otto anni a Londra, che tre anni fa su un divano di Peckahm, distretto a sud-est della City, ha incontrato per la prima volta il vino naturale. E ci ha fondato un’azienda.

    ‘La mia prima volta con il vino naturale’

    ‘Ho avuto il piacere di assaggiare i vini naturali, la prima volta, qua a Londra tre anni fa. – mi inizia a raccontare Alice – ‘Un mio carissimo amico di ritorno dall’Alta Badia mi chiamò estasiato dicendomi: ‘Ali, stasera vieni a cena che devi assaggiare una cosa che ti cambierà la vita.’Ovviamente quella cosa era il vino naturale le cui ‘sensazioni sono difficili da descrivere adesso, dopo aver bevuto centinaia di bottiglie (forse qualcosa di più) da quel giorno. Mi ricordo però di essere rimasta abbagliata dall’intensità dell’odore di frutta che fuoriusciva dal bicchiere e la lunghezza del sapore al palato.’

    Un amore ‘a primo sorso’ che da quel momento li ha uniti per sempre.

    Save the Grape, l’azienda di vino naturale

    Dal colpo di fulmine al matrimonio con il vino naturale, il passo di Alice è stato (relativamente) breve.

    ‘Vivo a Londra da ormai 8 anni e come puoi immaginare dopo anni di birre e gin tonic, l’incontro inaspettato con il vino naturale è stato un punto di svolta (lei utilizza l’espressione game-changer) per me.’. Scoppiata la curiosità dopo il primo sorso, Alice si spende nella ricerca con ‘una media di 3 bottiglie a settimana, accompagnate da svariate letture (su tutte consiglia ‘Vini Naturali d’Italia 2.0. Nuovo manuale del bere sano tra moda e verità’) e partecipazione a eventi.’. E proprio in occasione del Raw Wine di Londra (appuntamento mondiale itinerante dedicato ai vini naturali, biologici e biodinamici) Alice, assieme ai suoi futuri soci, inizia a pensare come ‘da questa passione potesse nascere qualcosa di più’.

    Incontrati i produttori e le loro storie, capiscono ‘cosa significhi vino naturale e soprattutto […] quanto una bottiglia sia la rappresentazione dell’amore speso per produrla. Ed è lì che ci siamo convinti che diventando importatori avremmo non solo potuto dare la possibilità ai piccoli produttori di aprirsi a un nuovo mercato, gli UK, rappresentando la storia e la territorialità di ognuno, ma anche che così facendo la nostra esperienza poteva essere ricreata in altri luoghi.’.

    ‘E dopo anni di ricerca e bottiglia l’idea è diventata realtà e lo scorso Aprile abbiamo fatto nascere ‘Save the Grape’ […] il frutto naturale, come il vino che commercializza, di un’avventura rappresentata dal tentativo di portare sulla tavola dei curiosi l’occasione per un autentico e genuino incontro e una nuova sorprendente scoperta.’.

    Come quella di Alice su quel divano di Peckahm.

    Fare vino naturale

    Il vino naturale è un prodotto per sua natura indipendente dai prodotti ‘standard’ che troviamo normalmente, specificatamente nei centri commerciali; ‘un mondo di nicchia’ che ‘per noi rappresenta passione e non profitto.’.

    La mission di Save the Grape è quella di convertire più persone possibili a questo mondo autentico, fatto di storie umane e sostenibilità’ in cui ‘la difficoltà maggiore è quella di convincere le persone a non fermarsi al prezzo di vendita, ma di lasciarsi trascinare dall’esperienza.’

    La soddisfazione maggiore? ‘Sentirsi dire cose come: ‘Questo vino mi fa venire in mente la mia infanzia, quando mio nonno produceva il vino nei nostri campi.’’, testimonianza della genuinità di un prodotto le cui caratteristiche sono l’assenza di pesticidi, erbicidi o insetticidi e una fermentazione spontanea.

    Is Natural Wine Dead?

    È morto il vino naturale? La domanda, provocatoria, è la stessa che da il titolo all’articolo firmato lo scorso dicembre da Alice Feiring sul New York Times e che proprio Alice mi ha suggerito per farmi un’idea sul tema.Secondo la Feiring ‘qualsiasi movimento di successo, sia in politica che in viticoltura, è vulnerabile alla corruzione’ e ‘proprio mentre sta raggiungendo il massimo della fama, il mondo in precedenza innocente del vino naturale è minacciato da opportunisti e grandi imprese.’.

    Rivolgo ad Alice, sadicamente, la stessa domanda.

    ‘SPERO NATURALMENTE DI NO!’ mi risponde in caps lock. Credo proprio che stesse urlando.

    Fonti

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